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Cibo della memoria

Cibo della memoria. Video d’animazione per il laboratorio “A passo uno per narrare l’incontro con l’altro” all’interno del progetto Tecniche@Leganti sostenuto dall’8×1000 della Chiesa Valdese. Laboratorio condotto da Roberto Paganelli di Associazione Ottomani per la parte di cinema d’animazione e da Simona Sagone di Youkali per la parte preparatoria sulla tematica delle diversità, la definizione delle parole chiave e parte audio. Classe partecipante I A dell’Istituto Serpieri- succursale “Ferrarini” di Sasso Marconi.

Questo video è il risultato di un percorso iniziato in DAD con pochi studenti che si sono sentiti liberi di parlare di ciò che per loro è la diversità. Ragionando sul tema è emerso il dramma dei migranti che lasciano la loro terra e che si portano dietro molto poco in un sacchetto che tentano di salvare dall’acqua del mare. Un telefono prezioso e i loro ricordi. Alle conversazioni al telefono con i parenti lontani era dedicato parte dell’audio che non è entrato nel video finale e poi c’era questa parola magica: il cibo della memoria. Il cibo della memoria è quel cibo che fa emergere i ricordi, che riporta alla propria terra, a casa propria all’infanzia, alla madre o ai figli lontani.
Il laboratorio poi, per fortuna, ha ripreso in presenza con gli interventi di Roberto Paganelli e quindi con il lavoro finale con Simona Sagone di registrazione audio delle parole chiave. In questo anno terribile ringraziamo le classi che hanno comunque aperto le porte alle nostre proposte producendo riflessioni e lavori stupendi. Grazie!

 

Combattiamo le discriminazioni con la I A e I B delle Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi

“Abbasso il conflitto diverso da chi?” – gli audio dei laboratori scolastici del progetto “Donne fuori dall’angolo” sostenuto nel 2020 dalla Regione Emilia Romagna Assessorato Pari Opportunità con le classi I A e I B della Scuola secondaria di I grado Galileo Galileidi Sasso Marconi

 

  •   “E’ violenza quando ti dicono che il tuo posto è tra i fornelli” – realizzato con la classe I B della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’I.C. di Sasso Marconi.  Registrazione audio a distanza in DAD.
  • “Prima era come te” –  realizzato con la classe I A della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’I.C. di Sasso Marconi.  Registrazione audio a distanza in DAD.

 
  • “Contrastiamo la violenza sulle donne” – Le interviste complete della classe I B della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi. 

  • Contrastiamo la discriminazione verso i senza fissa dimora – Le interviste della classe I A della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi.

trovi tutti gli audio prodotti  durante i nostri laboratori con adulti e ragazzi nella sezione AUDIO di questo sito

laboratorio “Il radiogiornalismo tra digitale e fake news”

Conoscere il metodo di lavoro in una redazione radiofonica nell’era digitale e gestire la verifica delle informazioni. A cura di Associazione Youkali Gruppo media allo scoperto e Radio Città Fujiko
Incontri il Martedì dalle 18:45 alle 20:45 presso gli studi di Radio Città Fujiko in Via Zanardi 369 dal 27 ottobre – posti limitati. In caso di richieste elevate verrà attivato un secondo gruppo il mercoledì (su piattaforma on line in caso di necessità)
20 ore di lezione tra aula e studi di registrazione
6 ore di esercitazioni pratiche per la produzione di un’inchiesta da programmare su Radio Città Fujiko.
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I formatori:
Alfredo Pasquali: Presidente di Radio Città Fujiko;
Alessandro Canella: Direttore di Radio Città Fujiko;
Simona Sagone: attrice e speaker;
Piero Di Domenico: Docente di Tecnologie multimediali all’Università di Bologna;
Stefania de Salvador: ufficio stampa e operatrice culturale.
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I temi e calendario delle lezioni:
27-28 ottobre: Le radio indipendenti in Italia
3-4 novembre: Palinsesto, format, clock. Come si struttura una puntata di un format?
10-11 novembre: La voce in radio: esercizi tecnici ed esercitazioni pratiche
17-18 novembre: Come si parla di cronaca
24-25 novembre: Tecniche vocali, gestione dei microfoni e del mixer in studio
1-2 dicembre: Le fonti giornalistiche e gli strumenti di verifica; gestire le interviste
15-16 dicembre: Montaggio audio con programmi freeware
12-13 gennaio: L’informazione culturale
19-20 gennaio: Esercitazione – l’inchiesta giornalistica, tema e definizione dei compiti
26-27 gennaio: Tecniche vocali ed esercitazioni pratiche di conduzione
2-3 febbraio: Il ruolo dei social network nel lavoro radiofonico e la radio on line
9-10, 16-17 febbraio: Esercitazioni e registrazioni interviste
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Esercitazioni pratiche per la produzione di inchieste e servizi:
Il gruppo di lavoro si riunirà, con i tutor, anche in sotto gruppi, su appuntamento, per esercitazioni al microfono e per realizzare un’ inchiesta per il format “Inchiesta urbana”. Le esercitazioni sono parte integrante del corso e comportano un impegno anche in autonomia dei/delle partecipanti assicurando al gruppo di portare a termine gli impegni assunti di concerto.
Per il rilascio dell’attestato è richiesta la partecipazione al 70{a076c13c11640a70a4df2bd1f5e4fbba0c2792b35c89b610a41bf5e92731b9d4} delle lezioni e delle ore di esercitazione. Qualora i/le corsisti/e lo desiderino, potranno cimentarsi nella realizzazione di nuovi format per Radio Città Fujiko.
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Costi:
Iscrizione € 180 + 15 € Quota associativa annuale Ass. Cult. Youkali
Info e pre- iscrizioni entro 25 ottobre: Associazione Culturale Youkali Tel: 0518493013; 3334774139 mediaalloscoperto@youkali.it
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Modalità d’iscrizione: inviare curriculum a mediaalloscoperto@youkali.it. Ad iscrizione confermata sarà possibile perfezionarla al primo incontro oppure effettuando un bonifico sul conto corrente dell’Associazione Culturale Youkali: Emil Banca filiale V. Riva Reno IBAN: IT96N0707202409032000131803. Causale: Iscrizione Media allo scoperto e quota associativa
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#Bolognafaschifoquando

Una volta mentre ero in autobus, una signora chiese ad una ragazza di scendere dall’ autobus poiché era straniera e con carnagione di colore diverso, la ragazza rifiutò.

Allora la signora arrabbiata decise di scendere lei al posto della ragazza. Questa cosa mi ha colpito perchè la ragazza non stava facendo niente di male stava solo tornando a casa.

Di Jacopo Brancalion, Classe I D Scuola Secondaria di I Grado Zappa, nell’ambito del laboratorio “Abbasso il conflitto” realizzato   grazie al bando LFA Qu.re Navile e al progetto “Globo Speak up” finanziato dal Comune di Bologna DD/PRO/2019/1388 Area Nuove Cittadinanze, Inclusione Sociale e Quartieri.

Laboratorio Educalè 2019 al Pacinotti

Guarda il video reportage del laboratorio realizzato dall’Associazione  Culturale Youkali APS in collaborazione con Tavola delle donne sulla violenza e la sicurezza nella città e Libera Bologna con quattro classi dell’Istruzione Superiore Crescenzi Pacinotti Sirani nell’ambito di Educalè 2019.

“Le mafie in trasformazione: la ‘ndrangheta globale e le donne come agenti di cambiamento” Laboratorio con le classi V CS, V AS, IV BS e V BS dell’Istituto di Istruzione Superiore Crescenzi Pacinotti Sirani nell’ambito di Educalè 2019 “Narrare le mafie. Sguardi sul contemporaneo tra azioni di contrasto e valorizzazione della cultura della legalità 2019″ è
cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la
promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e
dell’economia responsabili”. Capofila Associazione Culturale Youkali APS in collaborazione con Tavola delle donne sulla violenza e la sicurezza nella città e Libera Bologna

Dipende da te…

L’Associazione Culturale “Gli anni in tasca” ha curato la realizzazone di un video insieme a giovani partecipanti al laboratorio “Dalle dipendenze all’ingaggo culturale” all’interno del progetto “Fuori dall’angolo in santo Stefano” che vede l’Associazione Youkali come capofila.

Il video è stato basato sui risultati di alcuni focus group realizzati da Tavola delle donne nel Quartiere Santo Stefano con giovani universitari e net.

Guarda il risultato:

Il progetto “Fuori dall’angolo in Santo Stefano” è realizzato con il sostegno della Regione E.R. e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali tramite il bando 699/2018.

La III A della Secondaria di I grado di Grizzana ragiona sugli stereotipi e sul bullismo

Guarda i video realizzati dalla  Classe III A della Scuola Don Milani di Grizzana Morandi.

Nell’autunno 2018 le allieve e gli allievi della III della Scuola Secondaria di I grado Don Milani di Grizzana Morandi, hanno partecipato al laboratorio “Diverso da chi?” all’interno del progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di genere 2018“. curato dalle socie di Associazione Youkali APS Valeria Porretta, Ruben Lazzerini e Giuliana Giordano.

Il gruppo classe ha realizzato un video spot contro il bullismo insieme alle socie e soci di Youkali Valeria Porretta, Ruben Lazerini e Giuliana Giordano.

 

Docenti, ragazzi e ragazze, formatrici e formatori hanno ragionato insieme anche sugli stereotipi di genere partendo dall’analisi delle pubblicità televisive.

In questo video i loro commenti.

 

Nel corso del laboratorio allievi e allieve hanno poi lavorato sullo storytelling creando brevi racconti, che trovate nelle pagine di questo sito, immaginandosi proiettati in un futuro senza stereotipi.

Discriminazione a tavola

Il giorno del mio compleanno i miei genitori mi hanno portato a mangiare fuori, là abbiamo incontrato i nonni che si sono fermati un po’ di giorni a casa nostra. All’inizio è andato tutto bene, eravamo andati in uno di quei ristoranti dove servono il cibo a buffet, ci siamo alzati un paio di volte perché il cibo era abbastanza buono.
Stavamo mangiando il secondo, quando i signori accanto a noi se ne sono andati e hanno fatto sedere altri uomini, dietro i camerieri però sono arrivati degli uomini di colore che si sono messi a dire che loro erano arrivati prima delle persone che si erano appena sedute, però i camerieri non li ascoltavano, dicendo di aspettare.
Alla fine, arrivati al dolce li hanno fatti sedere in un tavolo in disparte, vicino alla cucina dicendo che era così perché il cibo poteva arrivare prima ma in realtà volevano controllarli meglio.
Alla fine, al momento di pagare il conto, un uomo si è rivolto ai camerieri dicendogli che stavano discriminando quelle persone.

A cura di Gabriele Bendini, alunno della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

2018, un mondo senza stereotipi

Un mondo senza stereotipi… interessante come idea, davvero. Alcuni problemi si risolverebbero, almeno in parte, mentre altri sparirebbero completamente. Se gli stereotipi non fossero mai esistiti, forse alcuni problemi non sarebbero mai nati. Per non parlare poi di un mondo senza pregiudizi… allora sì che staremmo tutti meglio.
Fra vent’anni saremo tutti più grandi. Anche chi oggi ha appena compiuto un anno, per allora sarà già adulto. E se fra vent’anni il nostro mondo migliorasse, almeno un poco? Immaginate, un mondo senza stereotipi… che meraviglia!
Fra vent’anni, io ne avrò trentatré. Di anni, ovviamente. Sarà già passato tanto tempo, da adesso. Non sarò più una ragazzina, che si sente sempre il mondo contro e coinvolta in un’eterna lotta contro il giorno, come non sarò più una bimba con la voglia di crescere per sfuggire al presente. Forse, per allora, sarò già una donna. Anzi, quasi sicuramente. Sarò una donna, con una percezione del mondo diversa da quella che ho adesso; spero però di avere ancora quella facoltà di sognare e fantasticare ad occhi aperti che oggi, di tanto in tanto, viene ancora a trovarmi. Fra vent’anni, vorrei vivere in un mondo in cui finalmente amore, odio e amicizia si baseranno sulla realtà, e non su stupidi pregiudizi – perché solo così si possono definire, stupidi e insensati –.
Perché non vorrei mai che i miei figli, un giorno, tornassero da scuola e mi dicessero: «Mamma… a scuola c’è un bambino che mi prende in giro. Mi dice che sono grassa, e che non piaccio a nessuno».
«Ad allenamento c’è un ragazzo che continua a rinfacciarmi che non so giocare a calcio.. anche se questo non mi interessa molto. Mi rinfaccia di continuo che non so fare nulla, che sono pessimo, che non so fare nulla. Non lo sopporto più».
Sono queste le conseguenze dei pregiudizi, un po’ meno forse degli stereotipi. Le conseguenze del “fermarsi all’apparire”. Che poi, a che scopo sono nate queste parole?
Per far stare male chi viene afferrato dai loro artigli?
Per creare problemi, incomprensioni e divisioni fra le persone?
Sono convinta che, come si dice spesso in un libro che sto leggendo in questi giorni, «il caso non esista». Se queste parole sono nate, avranno pur uno scopo. O forse mi sbaglio?
E se, tutto d’un tratto, i loro significati bruciassero e scomparissero per sempre? Il mondo starebbe meglio, mi permetto di dire. Starebbero meglio gli adulti, che non si troverebbero più costretti a fronteggiare tanti problemi. Come starebbero meglio anche i bambini. Si sa, in quasi ogni classe c’è almeno un bambino che viene preso in giro. Per milioni di motivi, come per nessun motivo. Ed io, per esperienza, vi dico che non è piacevole essere quel bambino.
Senza pregiudizi staremmo tutti meglio. Banalmente, sparirebbe anche l’associare un ragazza bionda ad una ragazza stupida. Perché dobbiamo sempre giudicare l’intelligenza delle persone in base al loro aspetto o ai loro voti a scuola. Una persona potrebbe vestirsi malissimo, avere i capelli spettinati, le occhiaie e un cinque in matematica, eppure essere molto più intelligente di chi magari si veste con maglie firmate e ha un dieci in scienze. Per non parlare poi di tutti quegli stereotipi tra maschi e femmine. Sono forse diverse le femmine, le ragazze, le donne?
Per cosa?
Cosa abbiamo di diverso noi?
Io questo mi chiedo… perché non siamo considerate al pari degli uomini, molte volte. Anche solo, ad esempio, durante le ore di ginnastica, a scuola, mi rendo conto di tutto questo. Quante volte, nelle ore di basket, i ragazzi sbuffano perché gli è capitata una ragazza in squadra “a svantaggiarli”?
E quante volte una ragazza che ha chiesto di poter giocare a calcio con i suoi compagni è stata derisa dai ragazzi perché impensabile e dalle ragazze perché ridicola?
Ma non sono solo le ragazze ad essere vittime di queste discriminazioni. Anche i ragazzi, certo, ma per quanto ho visto io fino ad ora i maschi sono meno “colpiti” dagli stereotipi. Ma non per questo non ne hanno. Ci basti pensare all’uomo che non ha mai bisogno d’aiuto, che si risolve sempre i problemi da solo. «Gli uomini non piangono», anche questo è uno stereotipo. Un’idea sbagliata.
La vogliamo smettere di mettere etichette a tutti? Non siamo il centro del mondo, o dell’universo, e non siamo nessuno per giudicare le altre persone. Ci crediamo sempre superiori, ma fino a che punto lo siamo veramente? Non lo siamo, ecco il punto. Perciò, piantiamola di assegnare etichette a tutti. Siamo persone, non barattoli della marmellata!
Adesso, però, voglio rivolgermi a te. A te che stai leggendo, sì. Non ti spaventare, tranquillo, non ti mangerò. Iniziamo con le cose serie ora, che forse in fin dei conti è meglio.
Lo vedi il cartellino che hai addosso?
Proprio lì, all’altezza del petto. Sulla sinistra.
Cosa dice?
«Grasso»?
«Stupido»?
«Maschiaccio»?
Ce ne sono così tanti di appellativi, e ognuno ha il suo. Purtroppo.
C’è scritto «ladro», per caso?
«Insensibile»?
«Inutile»?
Leggilo ad alta voce, quel cartellino inutile che ti è stato affibbiato. E poi guardati allo specchio. È infondato, insensato, vero? Sì, la maggior parte delle volte è così. Allora c’è una sola cosa che puoi fare.
Strapparlo. Levartelo di dosso, ora.
Perché solo così potrai sentirti veramente libero. Toglilo, e mostra a tutti che finalmente sei senza quel cartellino, che sei di nuovo libero. Faglielo vedere, a quelli che te lo hanno assegnato, che sei ancora in piedi. E diglielo, urlaglielo, che non hai bisogno dei loro pareri sbagliati. Diglielo, urlaglielo, che tu sei così, che ti piaci per quello che sei, quello che fai, e che loro non hanno il potere di cambiarti.
Senza stereotipi e senza pregiudizi staremmo tutti meglio.
Niente più razzismo, niente più emarginazione.
Quante cose finirebbero!
Stop alle prese in giro, alle dicerie che tutti noi ci portiamo sulle spalle solo a causa del nostro cognome, stop al maschilismo. E facciamo in modo di essere tutti liberi, più felici.
Perché, ne sono convinta, senza pregiudizi, senza stereotipi, staremmo tutti meglio.

A cura di Ludovica Scarpello, alunna della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

Storia di una vacanza

Era il mese di agosto del 2017 e la famiglia Berti originaria di Milano, aveva deciso di
passare una settimana dei loro quasi 2 mesi di vacanza in Sardegna. Era una famiglia
benestante, che si sentiva superiore agli altri e con la puzza sotto il naso, il padre uno
stimato ingegnere e la madre un’affermata avvocatessa, con i loro due figli Luca di 9 anni
e Martina di 7 anni, capricciosi e lagnosi. Arrivati in albergo si sistemarono nella loro
suite, presero i teli da mare, le creme solari e la borsa con gli occhialini per i bambini
e andarono nella spiaggia privata dell’hotel; un bagnino dai modi cortesi e gentili, li
accompagnò alla prima fila dello stabilimento balneare, aprì l’ombrellone e
sistemò le sdraio, dopo aver messo la crema ai bambini entrarono tutti in acqua a farsi
un bel bagno, la giornata sembrava essere perfetta… Nel tardo pomeriggio arrivarono in
spiaggia una famiglia proveniente dal Sud Africa, che furono collocati vicino ai signori
Berti; anche loro avevano due bambini, erano due gemelli di otto anni, con due grandi e
profondi occhi neri e dalla faccia buffa e simpatica e fecero subito amicizia con i figli dei
signori Berti. I genitori di Luca e Martina si inventarono ogni tipo di scusa per non farli
stare insieme, ma invano, perché fortunatamente i bambini non hanno pregiudizi e non
fanno differenze di nessun tipo, così, dopo un po’, non tollerando più quella compagnia
per i loro figli, secondo loro “sporchi” (aggettivo con cui soprannominavano i due
gemellini Abdul e Miriam) andarono a reclamare in direzione, lamentandosi del fatto che
non volevano stare vicino ai Sud Africani, dicendo che i loro figli potevano essere
contagiati chissà da quale malattia, che erano una famiglia chiassosa e senza buone
maniere, quindi volevano essere cambiati di posto. Il responsabile dello stabilimento non
credeva alle sue orecchie, si infuriò dicendo che in 30 anni di carriera non aveva mia
sentito una sciocchezza simile e che non li avrebbe mai e poi mai spostati da un’altra parte,
perché anche la famiglia sud-africana aveva pagato come tutti gli altri e aveva gli stessi
loro diritti di stare lì. Nel frattempo che i Berti stavano tornando al loro posto offesi e
arrabbiati, si sentì un grido disperato di “Aiutooooooooo!!”; l’avvocatessa riconobbe
subito la voce della figlia e si precipitò in riva al mare, non si era sbagliata: Martina stava
affogando. Senza pensarci due volte il papà dei gemelli si buttò in acqua e portò in salvo
la piccola, furono attimi di terrore, perché Martina era viola e non respirava, le batté
delicatamente la mano sulla spalla per liberarla dall’acqua che aveva ingoiato, ma non
reagiva, allora iniziò a farle la respirazione bocca a bocca e, dopo attimi che sembravano
un’eternità la bimba iniziò a tossire: era salva! Il papà dei gemelli, con un sorriso che
mostrava la sua dentatura perfetta disse semplicemente: “I dottori servono a questo”. I
Berti sollevati e rossi dalla vergogna, ringraziarono e si scusarono per il loro
comportamento. Il resto della vacanza proseguì magnificamente, le due famiglie
sembravano amici di vecchia data, trascorsero il tempo sempre insieme, fra risate,
chiacchiere e armonia, si era instaurato un rapporto di fiducia e amicizia…

A cura di Samuele Bruno, alunno della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna