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Combattiamo le discriminazioni con la I A e I B delle Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi

“Abbasso il conflitto diverso da chi?” – gli audio dei laboratori scolastici del progetto “Donne fuori dall’angolo” sostenuto nel 2020 dalla Regione Emilia Romagna Assessorato Pari Opportunità con le classi I A e I B della Scuola secondaria di I grado Galileo Galileidi Sasso Marconi

 

  •   “E’ violenza quando ti dicono che il tuo posto è tra i fornelli” – realizzato con la classe I B della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’I.C. di Sasso Marconi.  Registrazione audio a distanza in DAD.
  • “Prima era come te” –  realizzato con la classe I A della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’I.C. di Sasso Marconi.  Registrazione audio a distanza in DAD.

 
  • “Contrastiamo la violenza sulle donne” – Le interviste complete della classe I B della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi. 

  • Contrastiamo la discriminazione verso i senza fissa dimora – Le interviste della classe I A della scuola secondaria di I grado Galileo Galilei dell’ I.C. di Sasso Marconi.

trovi tutti gli audio prodotti  durante i nostri laboratori con adulti e ragazzi nella sezione AUDIO di questo sito

Donne fuori dall’angolo 3 nuovi podcast

Si conclude il progetto regionale Donne fuori dall’angolo con le ultime puntate per il 2020 del podcast omonimo dedicato alle pari opportunità.

Podcast a cura di Associazione Culturale Youkali APS – gruppo media allo scoperto, in collaborazione con Radio Città Fujiko, con il contributo di Regione Emilia Romagna Assessorato Pari Opportunità.

Interviste a cura di Simona Sagone, Jessica Crivaro e Elisa Rosso.

Potete ascoltare tutti i 14 podcast prodotti nel 2020 sul sito Mediaalloscoperto.it alla sezione audio.

In particolare segnaliamo i tre podcast appena caricati in questi ultimi giorni di dicembre 2020:

Clicca e ascolta la  7° puntata: “Educazione al genere: ancora tanta strada da percorrere”
Interviste a:
– Cristina Gamberi- Ass. Progetto Alice;
– Samanta Picciaiola Ass. Falling book;
– narrazione dell’esperienza didattica di Associazione Culturale Youkali APS a cura di Simona Sagone- presidente e ideatrice del progetto e di Elisa Rosso- socia e docente dei laboratori.

8° e 9° puntata:“Lavoro, educazione, società: uno sguardo al domani delle donne”

Clicca e ascolta  8° puntata

Interviste a:

– Anna Salfi Segreteria della camera del lavoro Metropolitana di Bologna
– Katia Graziosi Presidente Udi Bologna
– Caterina Mirella Donato, psicologa e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza e insegnante della scuola dell’infanzia
– Alessia Giannoni programmatrice di Programma Italia di Cospe
– Caterina Liotti, storica e archivista, esperta in politiche di genere del Centro documentazione donna di Modena
– Francesca Calderara, regista teatrale presso il Tatro TP di Bologna, insegnante di recitazione e direttrice del Laboratorio Teatrale del Liceo Classico Minghetti di Bologna
Interviste a:
– Agata Tomsic, co- fondatrice della compagnia ErosAntEros
– Simona Lembi, Consigliera del Comune di Bologna, ex assessora provinciale alla Cultura
– Paola Rudan, attivista Non Una Di Meno
– Chiara, maestra di una scuola primaria di Bologna e mamma di due bambini di 9 e 12 anni
– Arianna Marfisa Bellini, Psicanalista e coordinatore clinico del centro Dedalus di Bologna
– Elly Schlein, Vicepresidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna

Buon anno dalla redazione di Donne fuori dall’angolo e confidiamo in nuove edizioni del progetto radiofonico. Grazie di averci seguite

Educazione al genere tra realtà e possibilità

E’ disponibile la sesta puntata del format “Donne fuori dall’angolo” realizzato da Associazione Culturale Youkali gruppo “Media allo scoperto” in collaborazione con Radio Città Fujiko .

in questa puntata abbiamo affrontato il tema dell’educazione al genere e alle differenze con realtà del terzo settore e docenti che lavorano su percorsi di formazione in diversi ordini di scuole.

Ascolta il podcast

Donne fuori dall’angolo 6° puntata “Educazione al genere tra realtà e possibilità”

Quale argine alle parole d’odio?

La trasmissione radiofonica “Donne fuori dall’angolo” si è occupata per la puntata di novembre, dell’ hate speech, del discorso d’odio che spesso si riversa sui corpi delle donne off e on line.

Abbiamo voluto ascoltare la sociolinguista Vera Gheno, per ragionare sul potere delle parole e comprendere se possono essere pensati interventi per rieducare gli adulti verso un uso più accorto delle parole dal momento che bambini e bambine, come spugne, assorbono quello che ascoltano dire agli adulti.

Abbiamo poi voluto raccogliere il parere di due realtà del terzo settore che entrano abitualmente dentro le scuole per affrontare il tema delle parole d’odio o del bullismo e ciberbullismo con ragazzi e ragazze. Abbiamo intervistato Alessia Giannoni- programmatrice programma Italia Cospe e Anna Marfisa Bellini- psicanalista e coordinatrice clinica del centro Dedalus di Bologna.

Ascolta la 5° puntata del nostro podcast “Quale argine alle parole d’odio?” 

interviste a:;

Donne e lavoro- Inchiesta radiofonica

“Donne fuori dall’angolo” è il nuovo podcast di Associazione Culturale Youkali APS gruppo media allo scoperto in collaborazione con Radio Città Fujiko, con il contributo di Regione Emilia Romagna.

Per la puntata zero del podcast abbiamo realizzato un’ inchiesta dal titolo “Donne e lavoro” dedicata all’analisi della situazione lavorativa delle donne in Emilia Romagna ed in particolare nella città di Bologna, pre e post emergenza sanitaria Covid 19.

Eravamo partite dall’interrogativo se esistesse nella nostra Regione un approccio di genere nell’inserimento o reinserimento lavorativo delle donne tale da riequilibrare lo svantaggio iniziale delle stesse rispetto al mondo del lavoro. Siamo poi incappate in un cambiamento epocale dato dall’emergenza sanitaria e ci siamo allora chieste se saranno ancora una volta le donne a pagare, in termini di perdita di posti di lavoro per ottemperare il lavoro di cura e per la precedenza accordata eventualmente agli uomini nel mantenere i posti di lavoro esistenti. La crisi peserà in maniera disuguale su donne e uomini?
Buon ascolto

 

Interviste a cura di: Simona Sagone, Jessica Crivaro, Elisa Rosso, Christine Van Beusekom, Danila Faenza, Silvica Chita, Barbara Burattini.

Prima parte dell’inchiesta “Donne e lavoro”:

Interviste a: Katia Graziosi- Presidente Udi Bologna; Emma Petitti – ex Assessora regionale alle Pari Opportunità

Seconda parte dell’inchiesta “Donne e lavoro”:

Interviste a: Barbara Lori – Assessora Pari Opportunità Regione Emilia Romagna; AnnaSalfi- segreteria CGIL Bologna – delega donne e piano lavoro

Terza parte dell’inchiesta “Donne e lavoro”:

Interviste a: Assunta Serenari- Forma -Azione in rete di Piazza Grande- sportello lavoro donne; Anna Pagani – operatrice IPS in convenzione con il Centro di Salute mentale Zanolini

Quarta parte dell’inchiesta “Donne e lavoro”:

interviste a: Caterina Liotti- esperta di politiche di genere e fondatrice del Centro Documentazione Donne di Modena – Centro documentazione donna ; Martina Ciccioli- socia e operatrice di Casa delle donne per non subire violenza di Bologna

2018, un mondo senza stereotipi

Un mondo senza stereotipi… interessante come idea, davvero. Alcuni problemi si risolverebbero, almeno in parte, mentre altri sparirebbero completamente. Se gli stereotipi non fossero mai esistiti, forse alcuni problemi non sarebbero mai nati. Per non parlare poi di un mondo senza pregiudizi… allora sì che staremmo tutti meglio.
Fra vent’anni saremo tutti più grandi. Anche chi oggi ha appena compiuto un anno, per allora sarà già adulto. E se fra vent’anni il nostro mondo migliorasse, almeno un poco? Immaginate, un mondo senza stereotipi… che meraviglia!
Fra vent’anni, io ne avrò trentatré. Di anni, ovviamente. Sarà già passato tanto tempo, da adesso. Non sarò più una ragazzina, che si sente sempre il mondo contro e coinvolta in un’eterna lotta contro il giorno, come non sarò più una bimba con la voglia di crescere per sfuggire al presente. Forse, per allora, sarò già una donna. Anzi, quasi sicuramente. Sarò una donna, con una percezione del mondo diversa da quella che ho adesso; spero però di avere ancora quella facoltà di sognare e fantasticare ad occhi aperti che oggi, di tanto in tanto, viene ancora a trovarmi. Fra vent’anni, vorrei vivere in un mondo in cui finalmente amore, odio e amicizia si baseranno sulla realtà, e non su stupidi pregiudizi – perché solo così si possono definire, stupidi e insensati –.
Perché non vorrei mai che i miei figli, un giorno, tornassero da scuola e mi dicessero: «Mamma… a scuola c’è un bambino che mi prende in giro. Mi dice che sono grassa, e che non piaccio a nessuno».
«Ad allenamento c’è un ragazzo che continua a rinfacciarmi che non so giocare a calcio.. anche se questo non mi interessa molto. Mi rinfaccia di continuo che non so fare nulla, che sono pessimo, che non so fare nulla. Non lo sopporto più».
Sono queste le conseguenze dei pregiudizi, un po’ meno forse degli stereotipi. Le conseguenze del “fermarsi all’apparire”. Che poi, a che scopo sono nate queste parole?
Per far stare male chi viene afferrato dai loro artigli?
Per creare problemi, incomprensioni e divisioni fra le persone?
Sono convinta che, come si dice spesso in un libro che sto leggendo in questi giorni, «il caso non esista». Se queste parole sono nate, avranno pur uno scopo. O forse mi sbaglio?
E se, tutto d’un tratto, i loro significati bruciassero e scomparissero per sempre? Il mondo starebbe meglio, mi permetto di dire. Starebbero meglio gli adulti, che non si troverebbero più costretti a fronteggiare tanti problemi. Come starebbero meglio anche i bambini. Si sa, in quasi ogni classe c’è almeno un bambino che viene preso in giro. Per milioni di motivi, come per nessun motivo. Ed io, per esperienza, vi dico che non è piacevole essere quel bambino.
Senza pregiudizi staremmo tutti meglio. Banalmente, sparirebbe anche l’associare un ragazza bionda ad una ragazza stupida. Perché dobbiamo sempre giudicare l’intelligenza delle persone in base al loro aspetto o ai loro voti a scuola. Una persona potrebbe vestirsi malissimo, avere i capelli spettinati, le occhiaie e un cinque in matematica, eppure essere molto più intelligente di chi magari si veste con maglie firmate e ha un dieci in scienze. Per non parlare poi di tutti quegli stereotipi tra maschi e femmine. Sono forse diverse le femmine, le ragazze, le donne?
Per cosa?
Cosa abbiamo di diverso noi?
Io questo mi chiedo… perché non siamo considerate al pari degli uomini, molte volte. Anche solo, ad esempio, durante le ore di ginnastica, a scuola, mi rendo conto di tutto questo. Quante volte, nelle ore di basket, i ragazzi sbuffano perché gli è capitata una ragazza in squadra “a svantaggiarli”?
E quante volte una ragazza che ha chiesto di poter giocare a calcio con i suoi compagni è stata derisa dai ragazzi perché impensabile e dalle ragazze perché ridicola?
Ma non sono solo le ragazze ad essere vittime di queste discriminazioni. Anche i ragazzi, certo, ma per quanto ho visto io fino ad ora i maschi sono meno “colpiti” dagli stereotipi. Ma non per questo non ne hanno. Ci basti pensare all’uomo che non ha mai bisogno d’aiuto, che si risolve sempre i problemi da solo. «Gli uomini non piangono», anche questo è uno stereotipo. Un’idea sbagliata.
La vogliamo smettere di mettere etichette a tutti? Non siamo il centro del mondo, o dell’universo, e non siamo nessuno per giudicare le altre persone. Ci crediamo sempre superiori, ma fino a che punto lo siamo veramente? Non lo siamo, ecco il punto. Perciò, piantiamola di assegnare etichette a tutti. Siamo persone, non barattoli della marmellata!
Adesso, però, voglio rivolgermi a te. A te che stai leggendo, sì. Non ti spaventare, tranquillo, non ti mangerò. Iniziamo con le cose serie ora, che forse in fin dei conti è meglio.
Lo vedi il cartellino che hai addosso?
Proprio lì, all’altezza del petto. Sulla sinistra.
Cosa dice?
«Grasso»?
«Stupido»?
«Maschiaccio»?
Ce ne sono così tanti di appellativi, e ognuno ha il suo. Purtroppo.
C’è scritto «ladro», per caso?
«Insensibile»?
«Inutile»?
Leggilo ad alta voce, quel cartellino inutile che ti è stato affibbiato. E poi guardati allo specchio. È infondato, insensato, vero? Sì, la maggior parte delle volte è così. Allora c’è una sola cosa che puoi fare.
Strapparlo. Levartelo di dosso, ora.
Perché solo così potrai sentirti veramente libero. Toglilo, e mostra a tutti che finalmente sei senza quel cartellino, che sei di nuovo libero. Faglielo vedere, a quelli che te lo hanno assegnato, che sei ancora in piedi. E diglielo, urlaglielo, che non hai bisogno dei loro pareri sbagliati. Diglielo, urlaglielo, che tu sei così, che ti piaci per quello che sei, quello che fai, e che loro non hanno il potere di cambiarti.
Senza stereotipi e senza pregiudizi staremmo tutti meglio.
Niente più razzismo, niente più emarginazione.
Quante cose finirebbero!
Stop alle prese in giro, alle dicerie che tutti noi ci portiamo sulle spalle solo a causa del nostro cognome, stop al maschilismo. E facciamo in modo di essere tutti liberi, più felici.
Perché, ne sono convinta, senza pregiudizi, senza stereotipi, staremmo tutti meglio.

A cura di Ludovica Scarpello, alunna della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

Il mondo fra vent’anni

Secondo me ,un mondo senza pregiudizi o stereotipi, non sarebbe più lo stesso.
Quasi tutti al nostre affermazioni si basano su di esse e questo vorrebbe dire che noi sapremo già tutto.
Al momento ci dobbiamo ancora adattare al pensiero che una donna possa fare il lavoro di un uomo, e questo sembra già difficile di suo!
Le donne, ancora al giorno d’oggi, vengono immaginate come delle domestiche che devono badare solo alla casa e alla famiglia a differenza di altre che svolgono dei lavori piuttosto “tosti” mentre noi non ce ne rendiamo conto.
Ma se dovesse succedere che tra vent’anni il mondo sarà vuoto di stereotipi e pregiudizi, secondo me, si tornerebbe all’età dell’industrializzazione, ovvero che le donne avranno lo stesso ruolo, nel industria, degli uomini.

A cura di Federica Pesaresi, allieva della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

Pregiudizi

Al giorno d’oggi non ce ne rendiamo neanche conto, ma la nostra vita è piena di stereotipi e di pregiudizi. Ma cosa sono veramente queste cose?
Uno stereotipo è qualsiasi opinione acquisita sulla base di un’esperienza diretta o che prescinde dalla valutazione dei singoli casi mentre un pregiudizio è un’opinione preconcetta, capace di fare assumere atteggiamenti ingiusti.
Immaginare il mondo tra venti anni, senza stereotipi e senza pregiudizi è alquanto difficile visto che, al giorno d’oggi ce ne sono tantissimi sia da parte degli uomini che da parte delle donne. Per certi aspetti sarebbe un mondo positivo, i capitoli razzismo e discriminazione sarebbero chiusi.
D’altro lato saremmo portati a fidarci degli altri, di persone che non conosciamo e che potrebbero prenderci in giro.
Possiamo capire i tratti della personalità di una persona da come si veste o come si presenta, ma senza pregiudizi non riusciremo a farci un’idea esatta della persona davanti a noi. Un mondo senza pregiudizi e senza stereotipi sarebbe bello ma strano. Ogni città sarebbe piena di etnie diverse, gente che andrebbe d’accordo con tutti…Insomma un mondo quasi perfetto.

A cura di un’allieva della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

Chiedere aiuto

Qualche anno fa, quando ero ancora alle elementari, mi è successo di vedere un atto di discriminazione: era una giornata di primavera quando durante una ricreazione un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato a questo bambino di colore. Hanno iniziato a spingerlo e ad insultarlo, dicendogli che lui non era all’altezza di stare in quella scuola, visto che era di colore, e che se ne doveva tornare al suo paese. Lui iniziò ad essere sempre più triste tenendosi tutto dentro senza dire a nessuno cosa stesse succedendo; perciò, il gruppetto di ragazzi, iniziò ad approfittarsi di lui, tanto non avrebbe detto nulla né agli insegnanti né ai suoi genitori. Un pomeriggio un altro bambino si avvicinò al bambino di colore e vedendolo così triste gli chiese cosa avesse. Lui non gli rispose subito ma dopo qualche secondo gli parlò dicendogli cosa stesse succedendo; sentite queste parole il bambino lo incitò ad andare a parlare con un adulto, così lui lo fece. Detto a dei maggiorenni decisero di denunciare i ragazzi che chiesero scusa al bambino.

A cura di Francesca Baldi, allieva della classe III C della Scuola Secondaria di Primo Grado “Moruzzi” di Ceretolo, per il progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di Genere 2018”, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

NarrAzione di genere- Formazione 2018

Parte a maggio 2018 la terza edizione del progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere: NarrAzione di genere” grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna Assessorato pari Opportunità.

Il progetto vede Youkali capofila accanto a numerosi partner: Tavola delle donne , AICS Bologna, Cospe, Udi Bologna, Associazione Come l’Aria connessa a Radio Città Fujiko, e con la collaborazione di Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese e Quartiere Porto- Saragozza.

Il progetto prevede una parte di formazione dedicata a docenti in ruolo o ad aspiranti educatori ed esperti nella comunicazione sociale che partirà l’11 maggio 2018.

Le lezioni di formazione avranno luogo in due sedi differenti: la sala Polivalente del Quartiere Porto- Saragozza in via Berti 2/9 e la sede di AICS Bologna in via San Donato 146 2/c.

Il programma di formazione pevede una prima fase di lavoro tra maggio e giugno e una ripresa a settembre che proseguirà fino a dicembre comprendendo anche una sorta di tirocinio formativo all’interno di scuole del territorio dell’Appennino Bolognese con la realizzazione di laboratori sulla comunicazione di genere.

L’azione portante del progetto infatti, è la formazione di bambini e ragazzi delle scuole per realizzare la quale la formazione degli adulti è un tassello imprescindibile.

Youkali coordinerà la realizzazione di alcuni laboratori scolastici nell’Appennino bolognese sia all’interno di Scuole dell’Infanzia che Primarie e Secondarie di I grado.

I laboratori scolastici di NarrAzione di genere mirano a far lavorare i bambini e i ragazzi più grandi sulla narrazione intesa sia come narrazione tradizionale, orale, sia come teatro che come narrazione con strumenti della comunicazione massmediatica (video, audio e web), per ragionare insieme sugli stereotipi in particolare di genere che sono già nelle loro menti fin dalla prima infanzia e per comprendere i meccanismi del conflitto onde evitarne l’escalation nelle forme più gravi che conosciamo di bullismo, di violenza psicologica e fisica bsata su pre- giudizi e mancanza di rispetto.

Per partecipare alla formazione destinata agli adulti è sufficiente mandare una mail a mediaalloscoperto@youkali.it con curriculum e motivazioni d’interesse. La formazione è gratuita con tessera Youkali (necessaria per la copertura assicurativa per tutto il periodo di corso).

Per conoscere il calendario della formazione adulti e i dettagli del progetto clicca sul link: NarrAzione di genere