BLU boccia il restauro dei graffiti
Venerdì 16 e Sabato 17 Ottobre, il Giardino del Guasto è tornato a colorare il centro di Bologna. Musica,
workshop e laboratori al fine di raccogliere fondi per finanziare il restauro del murale creato dall’artista di fama mondiale BLU.
A circa un anno di distanza dalla nascita del progetto”NO TAG” per la cancellazione di graffiti dalle mura della città questa volta a far notizia è proprio l’opposto. Dopo il restauro del murale di GUTIERREZ in via Zamboni 38, la Habit Art Association e l’Accademia di Belle Arti hanno messo gli occhi su un altro importante pezzo di Street Art. L’opera in questione è quella del famoso street artist BLU.
Già nel 2002, non ancora firmandosi come BLU, dipinse le strutture in calcestruzzo dall’architetto Filippini nel Giardino del Guasto per portare colore in un’area degradata del centro della città. Nato come luogo di svago per i bambini, oggi il “parco serpentina” accoglie eventi culturali per le diverse età. Vista l’importanza di questo patrimonio, l’Associazione Giardino del Guasto ha accolto con favore la proposta di riportare allo splendore l’enorme dipinto attraverso una campagna di finanziamento pubblico lanciata su Idea Ginger.
Per quanto lodevole, non tutti sono d’accordo con il progetto, BLU in primis. L’artista infatti, non ha accettato di buon grado l’iniziativa:
Ci terrei solo a precisare, visto che a Bologna stanno succedendo cose che in qualche modo mi riguardano, che non c’entro niente con le iniziative di restauro dei murales ai Giardini del Guasto; che in generale non sono d’accordo con chi vorrebbe restaurare i graffiti/murales e che invito chiunque a non donare soldi a iniziative come quella per il restauro dei muri ai giardini del Guasto.
Questa affermazione apre un delicato dibattito. Negli ultimi trent’anni il potere comunicativo dei graffiti ha portato ad una crescente attenzione mediatica tale da coniare una nuova definizione del fenomeno ormai di uso comune: “Street Art “. Per quanto riconosciuta ed esposta anche nelle gallerie, è ancora difficile comprenderne i limiti e il valore senza cadere nell’irrefrenabile circolo vizioso della speculazione come avviene per le opere di Banksy.
La “caccia al tesoro” lanciata a New York dall’artista inglese ha dato un altro motivo di riflessione. Questa volta Banksy si è fatto beffa non solo delle istituzioni, quanto dei fan. Persone letteralmente impazzite per strappare via un pezzo di Banksy, spesso solo per rivenderlo al migliore offerente.
Che cosa significa? I Graffiti vogliono davvero essere considerati Street Art? Qual è il confine tra
arte di strada e museo? Può il successo della Street Art diffondere una nuova cultura di contestazione in tutto il mondo (compreso quello dell’arte) attraverso l’arte?