Quello che hai dentro
Era di lunedì mattina e tutta la classe era già seduta e pronta per fare geografia quando la maestra ci presentò Ahmed.
“Buongiorno ragazzi,oggi si unirà a noi anche Ahmed il vostro nuovo compagno di classe” iniziò la maestra”Ahmed ora ci parlerà del suo paese di origine: l’Africa!”Ahmed era terrorizzato dal cambiamento e non aprì bocca.
Suonato l’intervallo io e delle mie amiche andammo lì da lui per rassicurarlo. Dopo un po’ di tempo capimmo che Ahmed non parlava la nostra lingua, allora provammo con i gesti ma niente da fare non capiva neanche quelli. Ricominciata la lezione spiegammo alla maestra che Ahmed non conosceva la nostra lingua e lei ci rassicurò “tranquille ragazze Ahmed conosce benissimo la nostra lingua solo che è un po’ timido, lasciategli un po’di tempo e vedrete che gli passerà”.
Noi, capita la situazione, lasciammo in pace Ahmed.
Passavano i giorni ma Ahmed non cambiava era sempre lì, seduto sotto un banco, a piangere con dei ragazzi che lo prendevano in giro.
Io e le mie amiche intervenimmo e abbiamo detto ad Ahmed che noi non l’avremmo preso in giro e che per noi lui non era diverso, e che era come tutti noi. Lui da quel giorno non fu più timido e divenne amico di tutti.
Questo ci insegna che non è importante il colore della tua pelle ma è importante quello che hai dentro.
Elaborato di Anna Laura, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.