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Diverso da chi

Perché al mondo ci sono persone diverse da noi che vengono prese di mira? Nel mondo siamo tantissimi, ci sono: gli omosessuali, ci sono i neri, ci sono gli albini, c’è chi è DSA, ci sono quelli che nascono con deformazioni facciali, ma che in realtà sono intelligentissimi, la gente però li prende di mira li insulta, dicono che non sono nessuno o peggio che devono suicidarsi morire ecc…
Quello che penso io è che siamo tutti uguali, anche se all’ esterno sembriamo tutti diversi, abbiamo tutti un cervello che funziona allo stesso modo, due occhi che vedono, un naso che respira, una bocca che parla, un cuore che batte e che è dalla stessa parte e tutti il sangue dello stesso colore. Ogni giorno sentiamo parlare di persone, che scappano dal proprio paese perché muoiono di fame e vengono qua in Italia per salvarsi, perché pensano di trovare qualcuno che li aiuti, ma invece vengono maltrattati, fatti morire di fame, fatti vivere dentro a delle baracche vengono costretti a lavorare in campagna a raccogliere i pomodori per pochi euro al giorno e spesso vengono anche picchiati. Un giorno Hassan un ragazzo di 16 anni proveniente dal Mali (Africa) stava camminando in centro a Bologna, ascoltava musica del suo paese con le cuffie nelle orecchie, all’improvviso quattro ragazzi di 17 anni, bianchi, lo aggredirono, gli saltarono addosso facendolo cadere a terra gli strapparono le cuffie dalle orecchie e tirandogli dei pugni e dei calci in faccia gridarono: ”tornatene da dove sei venuto! Sei un negro del cazzo!” continuavano a picchiarlo, a sputargli addosso, infamandolo e riempiendolo di botte ovunque. Intanto c’era la gente nei dintorni che riprendeva la scena con i cellulari e incitavano quegli assassini maledetti, nessuno interveniva per difendere Hassan, a un certo punto però qualcuno ebbe il coraggio di chiamare la polizia che immediatamente si recò sul luogo, i ragazzi alla vista della polizia scapparono però non si resero conto che c’erano telecamere dappertutto che avevano ripreso tutta la scena e anche i loro visi.
La polizia riuscì a rintracciarli e ad arrestarli, Hassan venne portato urgentemente in ospedale dove gli salvarono la vita, sull’asfalto rimase solo il suo sangue che era rosso, proprio come il nostro.

di Aurora Gherardi, allieva del Laboratorio Scrittura condotto nelle CLASSI 2A, 5A, e 5B dell’ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “ARRIGO SERPIERI” di BOLOGNA, presso la sede distaccata Istituto Professionale per l’agricoltura e l’ambiente “Benito Ferrarini” di Sasso Marconi. Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo” sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020, e del progetto Tecniche@Leganti sostenuto da Tavola Valdese con i fondi dell’8×1000.

 

Il mio mondo senza discriminazioni. Un amico diverso, ma uguale

Il mio mondo senza stereotipi, che desidero, è privo di discriminazioni nei confronti delle persone di colore, che molte volte vengono emarginate, delle persone che provengono dall’estero, delle persone che sono disabili, che spesso vengono maltrattate , oppure delle persone che sono più piccole rispetto a qualcuno che è più grande e che quindi si sente in diritto di prendere in giro. Tante volte vengono discriminate anche le persone povere solo perchè non hanno i soldi.
Vi racconto la mia esperienza. Uno dei miei migliori amici è nato con dei problemi, ci siamo conosciuti all’asilo . Mi è stato subito simpatico perchè era sempre sorridente, ma non parlava. Eravamo tutti e due piccoli, non sapevamo parlare, con il tempo io ho imparato e lui invece pronunciava pochissime parole, ma era sempre sorridente, felice e pronto a giocare con tutti. Nonostante la sua disabilità, lui per me è sempre stato il mio migliore amico. Io non vedevo quello che vedevano gli altri in lui: lui per me era ed è tuttora come tutti, senza alcuna differenza. Ancora oggi ci divertiamo un sacco insieme e mi fa sempre tanto piacere quando passa davanti alla nostra classe e mi saluta con un gran sorriso.
Nella realtà bisognerebbe capire che siamo tutti uguali, questo viene detto spesso , ma rimangono parole vuote , poichè non sono seguite da azioni. Un mondo senza stereotipi non è un’utopia, basta educare i più piccoli all’uguaglianza.

 

di Vincenzo, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Un mondo senza stereotipi

Personaggi principali: Elisa, Coach, Alessandro e Marco

(traduzione = Mantieni la calma e sorridi)

ITALIA prima del 10 dicembre 2020

I nonni e dei bisnonni di Alessandro, Marco e del coach vivevano a Milano, nel nord Italia, in un mondo fatto di stereotipi, per esempio erano convinti che in Italia, i meridionali fossero gente svogliata ma solare e generosa.

I nonni e i bisnonni di Elisa, vivevano a Palermo, nel sud d’Italia, in un mondo fatto di stereotipi, per esempio erano convinti che tutti i settentrionali fossero persone fredde, distaccate ma intraprendenti.

Uno stereotipo li univa: ai bambini non era permesso giocare con le bambole perché erano considerati “ femminucce” mentre le bambine non potevano giocare a calcio perché erano considerate “maschiacci.”

ITALIA dopo il 10 dicembre 2020

ELISA A MILANO …….UN NUOVO SPORT
Un giorno, durante un allenamento di scherma, una ragazza di nome Elisa, che si era appena trasferita da Palermo a Milano, entrò in palestra e chiese se poteva iniziare quello sport.
Ciao, mi chiamo Elisa, posso giocare anche io con voi?

All’ inizio si sentiva un po’ OSSERVATA e pensava che le avrebbero detto di NO, dato che lei era una femmina e quello sport era per maschi e aveva un accento siciliano.
Di sicuro avrebbero potuto associarla alla mafia…se lo sentiva e aspettando la risposta aveva chiuso gli occhi.

In quella palestra enorme c’erano solo ragazzi, sembravano della sua età, qualcuno lo aveva già visto in classe.
Chi si sarebbe immaginato una ragazza con in mano una spada?

Invece la risposta fu tutt’ altro di quello che si aspettava.
Dopo qualche secondo che ad Elisa sembrò un’eternità, il coach aveva detto di sì.
Insieme al coach, i ragazzi presenti, in coro avevano risposto: “SI’, certo Elisa, entra pure, vieni che, ti insegnamo le regole di questo sport, lo conosci? Ci fa piacere che una ragazza sia interessata!”
Alla fine si scoprì che lei era la più brava e vinsero tante partite!!

Elisa capì che anche se non c’ era il sole, si sarebbe potuta divertire in quella grande città senza il mare ma con una bellissima palestra e tanti amici e compagni di SQUADRA senza STEREOTIPI!

di Sara Arlotti, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

UN MONDO SENZA STEREOTIPI. L’unione fa la forza: GAIA

UN MONDO SENZA STEREOTIPI
Un mondo senza stereotipi, potrebbe essere senza insulti e discriminazione.
Tutti sono uguali, nessuno è più debole o più forte degli altri e nessuno viene escluso.
Mi immagino un mondo ideale, in cui si possa lavorare anche senza conoscere una specifica lingua, come nel caso dello studente straniero, che quando è andato a cercare lavoro, per discriminazione non è stato assunto, perché non conosceva la lingua italiana richiesta dal datore di lavoro. Vorrei che nessuno mancasse di rispetto alle persone disabili e che ci fossero meno licenziamenti.

L’unione fa la forza

GAIA
Una ragazza disabile di nome Gaia, veniva presa in giro per la scarsità di movimento, che le impediva di praticare sport e di salire le scale.
Un giorno appesero un manifesto con scritto <aiutate i disabili>, ma dei ragazzi con pennarelli e bombolette spray imbrattarono i manifesti.
Un giorno, la ragazza disabile si vergognò tantissimo, quando vide la sua faccia imbrattata con un pennarello nero.
Quando un’altra disabile arrivò, decise di consolarla e le disse: <Non ti vergognare, ce ne sono tanti di vandali>, la ragazza disse: <Perché tu non ti vergogni?>, < Perché sono forte e resisto a queste discriminazioni dei ragazzi>.
Un giorno, tutte le disabili della città decisero di fermare i vandali e si nascosero dappertutto, quando uno dei vandali andava verso i poster, uscivano e lo catturavano, perché la sedia a rotelle era più veloce della corsa dei vandali e appena presi, chiamavano la polizia per denunciarli per discriminazione.
Un giorno, un ragazzo buono e onesto si avvicinò e fece loro i complimenti e le ragazze dissero :<Sei bravo ed educato>, poi il ragazzo andò via.
Da quel giorno i vandali non osarono più imbrattare i manifesti.

di Riccardo, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Il mio mondo senza stereotipi. La tecnologia serve

Sento la sveglia suonare, alle 8:00 della mattina, vado a fare colazione quando il mio cane mi salta addosso. Mi libero dalle grinfie del mio cane, scendo le scale e arrivo in cucina.
Mia madre è con mio padre a parlare di tecnologia, io chiedo :”Che cos’è la tecnologia”?
Mia madre prima guarda me e poi mio padre. E inizia a spiegarmi che quando non ero ancora nato c’era un virus, che lasciò a casa per mesi tutte le persone e mi dissero che in quel periodo la tecnologia si sviluppò molto e che c’erano pochi posti di lavoro. Non si poteva uscire, ma ben presto il lavoro si sviluppò, attraverso la rete. C’erano meno auto e più tempo libero con maggiore produttività. Ma la socialità passava tutta attraverso la rete e si stava perdendo il contatto umano. Gli Stati si riunirono e si decise di uscire dalle metropoli per tornare alla vita contadina per auto produzione e l’utilizzo della tecnologia era riservata al governo, solo per la medicina e la sicurezza.
Il cane mi tira i pantaloni ed io esco a giocare con lui in giardino.
Dopo un po’ di tempo in cui gioco con il mio cane, vedo qualcosa che sbuca tra le foglie, vado a vedere e scopro che quel qualcosa è un coniglio.
Poi il coniglio vuole che lo segua e mi porta in un grande fiume con dei pesci, li vicino c’è un pescatore che mi chiede se voglio pescare con lui; io accetto e dopo un po’ pesco un pesce, mentre lui era già in doppia cifra. Si fa sera e io non trovo il sentiero per andare a casa, allora chiedo al pescatore se sa dov’è.
Lui tira fuori una cosa strana, ma quella cosa mi porta a casa. Ho imparato dopo che era un GPS, ma mi sono reso conto che la tecnologia è anche buona! L’importante però è non perdere mai i valori umani.

di Mattia, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

I DIRITTI DELLE DONNE. IL SOGNO DI MYA

Siamo nel 2020 e vi parlo di come vorrei il futuro per tutte le donne nel mono del lavoro.
La nostra Costituzione (1948) ha posto il principio di uguaglianza nell’elenco dei diritti fondamentali dell’uomo; stabilendo pari dignità sociale di tutti i cittadini senza distinzione di sesso. Purtroppo ad oggi le donne hanno continuato ad essere oggetto di gravi discriminazioni. Non trovo giusto che molte donne dopo la maternità vengano declassate o addirittura licenziate. A tutt’oggi gli uomini guadagnano di più rispetto alle donne anche se fanno lo stesso lavoro.
Quando sarà il mio momento, e diventerò grande, mi auguro che chi di dovere abbia modificato questa ingiustizia. Vorrei che queste differenze venissero cancellate. Per il mio futuro mi auguro che chi merita venga premiato senza distinzione di sesso.
Questo è il futuro che io vorrei!

Mya è una ragazzina di 13 anni che vive a Parigi e sogna di diventare una stilista di moda.
Crescendo decide di iscriversi nelle migliori scuole per imparare il mestiere dei suoi sogni.
Conosce tantissime persone e fa amicizia con Alice, che con il tempo diventerà la sua amica inseparabile.
Frequentano insieme i cinque anni di scuola superiore, vivono le emozioni dei loro anni e si divertono a creare stili nuovi d’abbigliamento.
Le ragazze della loro classe sono sempre pronte a chiedere loro consigli su come abbinare i loro vestiti e gioielli, Mya e Alice con il tempo diventano le consulenti d’immagine della loro scuola.
Finito il precorso scolastico decidono di proseguire il loro sogno.
Aprono un piccolo negozio in centro a Parigi con le loro creazioni, ma un famoso stilista di nome Arthur cerca di sbarrare la carriera a tutte le donne del suo settore.
Decidono cosi di intraprendere una dura battaglia che faccia capire che anche le donne hanno gli stessi diritti degli uomini.
Nel giro di qualche anno tutte le donne si erano iscritte alla loro associazione.
Con il tempo le due amiche erano diventate famose sia per la loro battaglia sui diritti alle donne sia per la loro creatività nell’abbigliamento.

di Martina, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

IL MONDO È PIU’ BELLO SENZA STEREOTIPI. La mia storia

Era il primo giorno di scuola delle medie e volevo fare amicizia con un gruppo di bambine, ma non mi volevano, perché sembravo loro antipatica. Alcuni giorni dopo, ad una festa di compleanno, una ragazzina del gruppo si era ritrovata da sola, allora mi chiese se volessi stare con lei; io accettai però con queste condizioni: solo se lei e le sue amiche mi avessero accolta nel loro gruppo. Lei mi rispose che ci avrebbe pensato… Stemmo tutta la giornata insieme e io andai anche a casa sua per trascorrere la notte. Il giorno dopo andammo a scuola insieme, le bambine poi mi accettarono nel loro gruppo. Ero felice. Insieme è bello!!!
Ho anche un altro ricordo. Un giorno vidi dei ragazzini che prendevano in giro un bambino disabile, allora andai da loro e dissi che non c’ era alcuna differenza tra lui e noi; essi mi ascoltarono, pensarono alle mie parole e alla fine scapparono via; capirono e smisero di prendere in giro le persone. Senza stereotipi il mondo è molto più bello.

di Mariachiara Alfieri, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Il paese di Tintaunita e i colori dell’uguaglianza. La storia di quattro amiche diverse ma uguali

Introduzione
Lo stereotipo è il giudizio che viene dato ad una persona senza conoscerne le qualità e le capacità e pensare che non possa meritare amicizia e rispetto solamente perché è maschio o femmina, perché viene da un altro Paese, oppure per il suo aspetto esteriore o perché prega un Dio diverso dal nostro. Spesso vengono dati stereotipi inutili anche a luoghi, culture, religioni, convinti che siano la causa dei problemi del mondo.
Se gli stereotipi non fossero mai esistiti, sicuramente tante guerre e tanti problemi sociali non ci sarebbero mai stati e non ci sarebbero ancora oggi; insomma, un mondo senza pregiudizi o stereotipi ci permetterebbe di vivere meglio e di crescere con il pensiero che vivere è bello.
Il mondo che vorrei, nel mio pensiero di ragazzo, sarebbe quello di veder vivere tutte le persone insieme senza che debbano preoccuparsi di come apparire agli occhi degli altri, ma semplicemente essere come esattamente ognuno di noi è.

 

Il Paese di Tintaunita e i colori dell’uguaglianza.
La storia di quattro amiche diverse ma uguali

Anna, Laura, Alice e Chiara sono quattro amiche, frequentano la scuola e hanno tanti sogni che vorrebbero realizzare. Anna vorrebbe studiare lingue per poter viaggiare, conoscere tanta gente di culture diverse; Laura vorrebbe fare la cuoca perché le piace cucinare e mangiare i cibi di tutti i Paesi del mondo; Alice, invece, vorrebbe fare un lavoro che le permetta di aiutare la sua piccola città, pronta a lottare per i diritti di tutti e poi c’è Chiara, che ama molto i bambini, le piace studiare e vorrebbe fare l’insegnante perché dice che è bello conoscere e far conoscere agli altri.


Vivono in un piccolo paese dove tutti si salutano e sorridono! Il fornaio passa ogni mattina a consegnare il pane a casa, i supermercati non esistono, ma c’è la bottega della signora Maria che vende il prosciutto e il formaggio buono, un posto dove le persone si incontrano per fare la spesa e chiacchierare un po’e poi c’è il giornalaio che tutti i giorni vende notizie allegre e divertenti a chi le vuole leggere.
Le guerre? Il cellulare? Il computer? Il tablet? Ma cosa sono? Nessuno nel paese Tintaunita sa che cosa sono e a nessuno interessa conoscerle queste parole così strane, semplicemente perché sono felici. Le quattro amiche si divertono ad incontrarsi nella grande libreria della signora Paola per comprare ogni tanto un libro da leggere e scambiarselo tra loro, ridono e si prendono in giro per i gusti diversi di lettura che ognuna di loro ha: ad Anna piace sognare e ama le storie d’amore; a Laura piace leggere i libri di storia, Chiara invece preferisce i racconti per i più piccoli e Alice ha un interesse incredibile verso qualsiasi lettura, basta leggere!

Laura: “Sapete ragazze quando leggo la storia, mi capita di pensare a come sarà il nostro futuro, a voi non capita mai di pensarci?”

Chiara: “Ma certo sicuramente! A me piacerebbe insegnare e penso a come saranno i bambini del domani. Chissà se saranno contenti di ascoltare ciò che vorrei tanto insegnare? Alice, ma tu cosa vorresti fare se avrai un futuro da Sindaco di Tintaunita?”

Alice: “Vorrei cambiare tante cose, ma sinceramente ho ancora molto da imparare e da conoscere e per adesso preferisco ascoltare e nel mio futuro deciderò poi cosa fare. Forse mi piacerebbe creare nuove aree verdi per le persone, mi piacerebbe che i bambini potessero raccontare le loro idee per aiutare i grandi a rendere più comodo e allegro il paese, organizzare cene e balli per far divertire le famiglie, sarebbe un modo per parlare tutti di più tra di noi.”


Anna: “Ma è fantastico! Ma il mondo corre e chissà se noi saremo come siamo adesso oppure se vivremo in un’altra parte del mondo, non riesco proprio a pensarci.”

Alice: “Che importa! Sai Anna, io penso che potremo anche essere lontane, vivere in America, in Australia o in qualunque altro Paese del mondo, ma essere sempre vicine. Ricordate ragazze, siamo noi e per noi intendo tutti gli uomini, che facciamo la differenza e non importa di quale colore siamo o dove viviamo, perché il tetto della vita è uno solo per tutti ed è quello che ci rende uguali, anche se le bandiere sono diverse.”


Qui, nel paese Tintaunita le auto non ci sono, tutti si muovono in bicicletta o a piedi, ci sono splendidi prati verdi dove le persone si incontrano per chiacchierare sulle panchine, i bambini e le bambine giocano al pallone, le ragazze e i ragazzi si siedono sull’erba verde e profumata raccontandosi qualche piccolo segreto e i genitori passeggiano nei vialetti pensando a cosa organizzare per la domenica.
Nel paese Tintaunita, pregare è un momento di silenzio e di riflessione per ascoltare e condividere ciò che è scritto nella propria religione e finita la preghiera, insieme si ritrovano a pranzare mangiando tante buone cose e bevendo allegramente del buon vino. Qui a Tintaunita tutti sono felici!


Ma cosa c’è di strano? Qui nessuno ti chiede perché non hai l’ultimo modello di cellulare, se hai il vestito o le scarpe che costano poco o tanto, se sei magro oppure con qualche chilo in più, se porti gli occhiali o se sei un po’ meno fortunato perché sei disabile, se sei ricco oppure povero, tutti sono contenti di esserci, si aiutano e vogliono aiutare.
A Tintaunita nessuno vuole un amico da schermo, ma vederlo negli occhi, le persone devono avere un tetto dove dormire e vivere senza fame, tutti quanti devono poter ridere e sognare, studiare non è una noia o una perdita di tempo, ma semplicemente un modo per poter imparare a conoscere un mondo che non ci conosce e che noi ancora non conosciamo, dove le parole più importanti sono: amicizia, uguaglianza, diritto e rispetto. Essere felici è un diritto! Questo è il mondo che vorrei.

 

di Lorenzo Mora, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Il Grande Puzzle del mondo futuro. Unità nella diversità

Nel 2200 in tutte le famiglie del pianeta Terra si sa di appartenere ad un Grande Puzzle e che la bellezza del pianeta, anche agli occhi degli altri abitanti dell’universo, dipende dalla varietà dell’immagine e dal fatto che ogni tessera completa l’altra e per farlo deve essere necessariamente diversa.


Nel mondo-puzzle ogni uomo è unico nel suo genere e sa di essere una tesserina insostituibile: le azioni che uno compie, e le esperienze che fa, lasciano una traccia e del colore sulla tesserina e l’immagine del pianeta Terra cambia in continuazione.
Ogni famiglia ha un proprio puzzle-genealogico perché così si ricorda del valore di ognuno dei membri: ogni tesserina è di grandezza uguale perché tutti hanno la stessa importanza.

Dallo spazio la Terra appare verde e azzurra perché le donne sono tesserine prevalentemente verdi, come le piante in natura, mentre gli uomini sono tesserine prevalentemente azzurre, come l’acqua e il cielo. Le piante non possono vivere senza l’acqua e l’aria ma neanche l’acqua e l’aria possono purificarsi senza le piante: allo stesso modo uomini e donne si aiutano a vicenda.
Nel 2200 la Terra è diventata veramente la casa di tutti perché nessuno viene più escluso da chi si considera migliore degli altri.

Essere diversi significa essere unici, non diversi dal normale, perché non c’è una normalità di base. Alda Merini, una grande poetessa del XX secolo, ha scritto: “Chi decide chi è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”.
Il valore più apprezzato della società dell’anno 2200 è la varietà: di lingue, di culture, di colore della pelle e di abilità personali.
Nel 2200 c’è un governo mondiale che spende i soldi a sua disposizione per eliminare le barriere architettoniche che rendono difficile la vita di coloro che sono diversamente abili e ciò, allo stesso tempo, aiuta tutti gli uomini perché può sempre capitare di non poter camminare o vedere o sentire per un breve periodo di tempo a causa di una malattia o di un incidente.
Quando una persona diventa disabile, la tesserina perde un pezzo ma quella accanto cambia forma per combaciare perfettamente: tutte le tesserine trovano posto nel puzzle.
Nel 2200 le persone non sono più costrette a fuggire dalla propria terra per mancanza di acqua o di lavoro o a causa di guerre perché il governo mondiale ha limitato l’avanzare del deserto costruendo acquedotti ed eliminando lo spreco dell’acqua e ciò ha permesso alle persone di vivere con più facilità nei climi caldi e di lavorare; il lavoro per tutti ha portato ricchezza e non c’è stato più motivo di fare guerre; oltre a ciò, il governo mondiale ha chiuso una dopo l’altra tutte le industrie di armi. Questo non vuol dire che le persone non si spostano più: continuano a farlo ma solo per il piacere di viaggiare. Quando delle tesserine si spostano, gli incastri e il disegno globale cambiano di conseguenza perché è fondamentale che non ci siano buchi nel Grande Puzzle, che altrimenti non rimarrebbe in piedi perché ogni tesserina si appoggia sull’altra. Il motto della vecchia Unione Europea del XX secolo è stato accolto da tutti gli abitanti del mondo: unità nella diversità.
Nel 2200 nessuna persona è imprigionata in uno stereotipo, in una forma precostituita, esattamente come le tesserine possono cambiare forma.

di Isabella, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

BIANCA E FRANCESCO IN UN MONDO SENZA STEREOTIPI. LA STORIA DI DUE FRATELLI

In un mondo senza stereotipi, un giorno nacquero due fratelli, di nome Francesco, il maschio e Bianca, la femmina.
Francesco non doveva vestire di blu, ma poteva indossare abiti dei colori che preferiva, senza differenze. Quando diventó un ragazzino, giocava con gli altri ragazzi della sua età, tutti i giochi erano loro permessi, non solo quelli maschili. Quando Francesco divento adulto, sapeva che poteva scegliere il lavoro che voleva. Divenne un poliziotto e conobbe una ragazza, che faceva la veterinaria. Si sposarono ed ebbero due figli.
Anche per Bianca fu lo stesso: diventò una ragazzina libera di scegliere come vestirsi, divertirsi ecc.
Quando Bianca divenne adulta si fidanzó con un uomo d’ affari, lei invece faceva la biologa marina. I due si sposarono ed ebbero un bambino.
Ai loro figli insegnarono a rispettare tutte le persone.

di Iris, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.