Gennaio 2070

Cammino per il centro storico di Bologna. Vedevo le donne che vanno a lavorare nei cantieri in bicicletta, con i pantaloni macchiati di vernice e le scarpe robuste da muratore.

Gli uomini che vanno al supermercato a fare la spesa e escono con le borse piene, per tornare a casa a cucinare il pranzo per i figli, o che accompagno i loro bambini a scuola.

So che mentre questi mariti cucinano, stirano e cambiano i pannolini, le loro mogli sono stese sul divano a leggere, oppure discutono al telefono di affari.

Penso ai miei nonni e a quello che mi raccontano del passato: un mondo in cui l’uomo e la donna erano due personalità ben distinte fra loro, che svolgevano attività stabilite dalla società ed erano divisi secondo precisi stereotipi.

Vedo che ancora mio nonno e mia nonna sono abituati a queste antiche tradizioni, secondo le quali la donna è confinata in casa a pulire, a cucinare, ad occuparsi degli altri, mentre l’uomo è fuori a lavorare.

Che strano mondo che deve essere stato! Mio nonno neanche sbuccia il mandarino dopo pranzo, glielo fa mia nonna, e alla mattina non si scalda nemmeno il latte, è tutto pronto in tavola, e lui non deve fare altro che mangiare, alzarsi, mettersi se scarpe e uscire …

E mia nonna a volte neanche sa dove va, perché lui non si sente in dovere di dirlo, e poi spesso arriva in ritardo a pranzo, perché tanto, mia nonna lo aspetta…

(Elaborato della studentessa G.B. della III C della Scuola Secondaria di I Grado Gandino di Bologna nell’ambito del laboratorio “Robe da maschi e robe da femmine” del progetto “Portiamo a scuola la comunicazione di genere di Youkali e Tavola delle donne con il contributo di Regione Emilia Romagna, annualità 2017)